Discorso del primo dell’anno

Guardo la casa, che fino a qualche ora fa rimbombava, sonnecchiare appesantita dall’odore di fritto di ieri.

Quest’anno il sindaco ha deciso di far la guerra ai bengala, per non spaventare i cani, ma qualcuno non ha potuto esimersi dal far tremare un po’ i vetri e colorare questo cielo gonfio di smog. I bambini son corsi a nascondersi ed i cani se la son fatta addosso.

Dalla TV tuonavano gli auguri lancinanti del carrozzone folkloristico della Radio Televisione Italiana e noi col bicchiere in mano, per lo sfizio di gridare assieme gli ultimi numeri del conto alla rovescia.

Allora auguri a tutti: a quelli che han fatto il botto a agli altri, che a mezzanotte e un minuto già scrivevano lamentele all’amministrazione comunale. Cominciate bene, bravi.

Buon anno a quelli che han tirato il pacco all’ultimo minuto e a tutte le occasioni mancate.
Buon anno al sindaco e alle sue guerre di carta, ai cani e ai gatti spaventati.

Buon anno a quelli che non mancano mai; ai politici, che mandano in giro la foto del loro faccione da campagna elettorale, con la scritta “buon anno Italia”.

Buon anno a chi ha perso tutto; ai bambini, che si divorano la vita e a noi, che vorremmo star lì a guardarli, invece di pensare alle nostre battaglie ancora da combattere.

Infine buon anno a chi come me sanguina inchiostro e non fermerà la propria incontenibile emorragia di parole. Amen.

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