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La fondazione dell’antica Réghion

Il mito della fondazione dell’antica città di Réghion (Reggio Calabria) si perde nella nebbia dei tempi.

Le antiche fonti sembrano concordare sulla versione che vuole che la città sia stata fondata ben 2000 anni prima di Cristo.

Il suo fondatore è Aschenez, pronipote di Noè, già citato nella Genesi biblica. Dal suo nome deriva la denominazione della stirpe di ebrei aschenaziti ancora oggi esistenti.

L’impresa

Aschenez era un mercante deciso a spingersi alla ricerca di nuovi territori. Questo accade sette generazioni dopo il diluvio universale, che vide il suo antenato Noè costretto a vagare per il mondo a bordo della famosa arca.

Siamo nel 2000 a.C. come dicevo, e Aschenez decise di consultare il famoso Oracolo di Delfi, come era consuetudine del tempo, prima di intraprendere il suo viaggio.

Insiene al suo seguito si dirige nella città di Delfi, allora ritenuta il centro del mondo. La città era famosa per il tempio dedicato ad Apollo, il quale secondo la leggenda aveva sconfitto il serpente. Per onorare questa sua vittoria si decise di erigere un tempio e successivamente tutta la città venne trasformata in un luogo di culto. Al centro del tempio, sotto al quale si diceva dimorassero dei serpenti, vi era l’omphalos, una roccia scolpita chiamata appunto “ombelico del mondo”.

La Pizia era la sacerdotessa che dimorava nell’antro e che “traduceva” il responso del dio pitone (da cui il nome Pizia, pitonessa). Il consultante era chiamato a compiere alcune prove per essere degno di interrogare la pizia. Veniva giudicato dai sacerdoti e poi passava attraverso stretti cunicoli, prima di giungere da lei e sottoporle il proprio quesito. Nel caso di Aschenez, passate le prove, responso favorevole.

Gli indicò una terra dove avrebbe fondato la stirpe ausoni. Gli disse di fermarsi dove l’Apsias si divideva in due congiungendosi con il mare e dove “il maschio si univa con la femmina”. Aschenez con il suo equipaggio giunse alla foce della fiumara Calopinace, per poi mettersi alla ricerca del secondo indizio.

La fondazione

Lo trovò nella attuale zona del fortino di Reggio, dove sorgeva una pianta di vite che cresceva attorcigliata ad un albero di ulivo. Fu così che ben più di 4000 anni fa veniva fondata Reggio Calabria, chiamata anche urbs a diluvio condita, la città fondata dopo il diluvio sul promontorio prima sommerso e poi riemerso dalle acque. L’usanza del tempo, che voleva che si contasse il tempo a partire da eventi catastrofici, come il diluvio appunto, è da attribuire, neanche a dirlo, ai sumeri.

Il nome della regione Calabria, sembra derivare da una parola ebraica che significa “latte”.

Dopo Aschenez, altre popolazioni si avvicendarono nel dominio della zona, essendo nel frattempo divenuto un importante porto sul Mediterraneo.

Non è un caso che molte parole del dialetto calabrese abbiano origini nella lingua ebraica, ma anche araba e greca.

Réghion

Per un certo tempo, prima della fondazione della polis greca Réghion (dalla parola greca che significa “rompere” dal lembo di terra “rotto” dallo Stretto), la Calabria venne chiamata Italia, dal nome dei suoi abitanti, detti “italioti” per via di Italo, re degli Enotri. Il nome da allora, come sappiamo, ha fatto molta strada, fino a denominare l’intera penisola in seguito alla conquista della Gallia cisalpina da parte di Cesare.

Il culto di Artemide

Réghion, nella zona denominata poi Punta Calamizzi, divenne sotto il dominio greco un importante luogo di culto dedicato alla dea Artemide Phakelitis (dal nome dei fasci di erbe di questi luoghi) presso il tempio di Efesto. Il culto era molto sentito ed attirava le popolazioni della vicina Messina. Genti da tutto il mondo antico accorrevano per rendere omaggio alla Dea protettrice della città. Si allestivano banchetti, si compivano sacrifici e si riunivano cantori in onore di Artemide Phakelitis. Purtroppo a causa di un alluvione, Punta Calamizzi e ciò che restava delle rovine del tempio, vennero spazzate via ed il corso della celebre fiumara che condusse Aschenez fu addirittura deviato.

 

Quale che sia il mito della sua fondazione, Reggio trasuda leggenda ad ogni angolo di strada. Ogni pietra, sporcata dall’incuria, ci parla del suo imponente passato, al quale dovremmo anche noi italiani riconoscere il tributo di averci reso quelli che siamo oggi.

 

 

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