Smania d’agosto infame

Agosto è un mese infame. Eppure per tutti è come una smania, lo si attende come la venuta del Messia nelle chiese.

Se tiro le fila delle mie ultime estati, mi cadono le braccia.

Mentre la città scioglieva ed io con lei, persino la Madonnina del Duomo se l’era filata in cerca di refrigerio.
Io invece aspettavo. Così, come un alloco sul suo ramo, attendevo inerme che si avvicinasse la data fatidica in cui anche per me sarebbe cominciato un periodo di vacanza. Che poi si sarebbe immancabilmente rivelato fin troppo breve ed appena sufficiente a staccare un minimo dalla dannata routine. Poco male. Avrei avuto dell’altro di cui lagnarmi in seguito, rimuginando sulla sfiga di dover fare solo una settimana di ferie l’anno.
L’estate per me è stata sempre un momento di passaggio: tra la primavera, che ti entusiasma coi suoi rinnovati colori e il ritorno a scuola o a lavoro. E si ricominciava tutto daccapo. Compleanni, Natale, capodanno e via di seguito.
Più che altro ho sempre speso i mesi della calura in attesa. Le cose che aspettavo non erano ben chiare nemmeno a me e forse è questo che mi generava frustrazione e incazzatura, che riversavo sistematicamente contro il mondo intero.
Aspettavo qualunque cosa valesse la pena di attendere, col fiato corto, la pressione sotto i piedi e la fronte sempre sudata.
Invocavo una nuvola di passaggio perlopiù, una perturbazione improvvisa, che le suonasse una volta per tutte all’anticiclone africano, costringendolo a retrocedere per un giorno almeno.
Bramavo che tutti rientrassero dal mare, che ogni cosa tornasse al suo posto e la città riprendesse a far rumore.
Non volevo altro che la routine, che ti definisce crudelmente e dalla quale cercavo di scappare, tornasse a definirmi.
Mi serviva solo una buona ragione per ribollire ed ammunitinarmi in un mare di lamentele.
“Così non va” mi son detta ad un certo punto “mi devo dare una regolata!”
Quest’anno ho preso a calci la pigrizia ed ho deciso di investire su quei tanti progetti nel cassetto, che si aspetta sempre l’estate per portare a termine. Poi fa troppo caldo e c’è sempre un buon motivo per dimenticarseli.
Questa è la prima estate che non passo a rimuginare sulle mie sfighe.
Ho finito, revisionato e corretto finalmente un libro che avevo in cantiere da almeno due anni.
Per ironia della sorte l’ho intitolato “Ronnie Disastro“. Un romanzo che a tratti parla di me, ma ruba anche l’esperienza delle tante persone che ho incontrato fin ora. C’è molto di me in lui, ma anche negli altri personaggi.
Alla fine l’ho portato a termine e pubblicato.
Sto lavorando a due blog ed ora sto qui a raccontarlo.
Resta però il fatto che agosto è mese infame. É la parte dell’anno in cui tutto è disperatamente e irrimediabilmente in pausa.  Un mese infame, in cui si aspetta impazienti di fare faville a settembre, al rientro dalle ferie, freschi, riposati e felicemente ustionati.

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